La bellezza dell’unicità, i volti dei disabili nei quadri viventi dei capolavori dell’arte.
C’è Carlo, che per interpretare il «Cristo morto» del Mantegna, se ne sta disteso letteralmente immobile sulla lastra di marmo per 45 minuti, per consentire alle truccatrici di dipingergli le ferite dei chiodi sotto i piedi.
C’è Alessandro, così entusiasta di calarsi nei panni del popolano dal berretto rosso che affianca l’«Ecce Homo» di Lodovico Cardi detto il Cigoli, che alla fine di ogni scatto non si stanca mai di abbracciare e ringraziare tutta la troupe.
E poi ci sono la piccola Eleonora, che diventa Gesù Bambino nell’«Adorazione del Bambino» di Gherardo delle Notti, mamma Rita che è la Madonna dell’«Annunciazione» di Caravaggio e Piero, in posa come il bellissimo «Angiolino musicante» del Rosso Fiorentino.
Sono solo alcuni degli attori speciali che mettono in scena dieci capolavori della storia dell’arte sacra nella mostra fotografica «Divine Creature», che in occasione del Natale approda a Bergamo, dopo aver fatto tappa al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, ai Musei Vaticani, a Rimini e a Pisa.
Dal progetto fotografico ideato e curato dal regista, sceneggiatore e autore fiorentino Adamo Antonacci nascono, infatti, dieci raffinatissimi, impeccabili tableaux vivants, immortalati dall’obiettivo del fotografo Leonardo Baldini.
Difficile, se non impossibile, accorgersi che gli attori – una quarantina – sono bambini e ragazzi portatori di differenti disabilità, insieme ai loro familiari.
A dimostrare, come dichiara una mamma, Rebecca, che la percezione della disabilità come limite esiste soltanto negli occhi di chi guarda.
E, noi aggiungeremmo, che la Bellezza è un valore, non un clichè che continua a mutare nel tempo.
Promossa dal nuovo Ufficio per la Pastorale delle Persone con Disabilità e allestita a cura della Fondazione Adriano Bernareggi, all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria Immacolata delle Grazie (che è anche la chiesa in cui viene celebrata, con cadenza mensile, una Messa accompagnata dalla Lingua dei segni italiana per le persone non udenti), la mostra è stata inaugurata il 1° dicembre, alle ore 17, alla presenza del vescovo di Bergamo Francesco Beschi e di un gruppo dei protagonisti delle fotografie, a costituire il prologo della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre.
Il percorso di ri-creazione di celebri dipinti sacri comprende le tappe fondamentali della vita del Cristo: dall’«Annunciata» di Antonello da Messina alla «Cena in Emmaus» di Caravaggio, passando per i già citati Gherardo delle Notti, Rosso Fiorentino, Cigoli, Mantegna, ma anche per il «Bacio di Giuda» di Giuseppe Montanari, il «Cristo e il Cireneo» di Tiziano e il «Trasporto di Cristo al sepolcro» di Antonio Ciseri.
«La grande arte pittorica scende a patti con la fotografia e ci regala la poesia di alcune indimenticabili immagini – sottolinea il curatore della mostra Silvio Tomasini – e ci immerge con delicata sapienza nel rapporto che esiste tra arte e realtà .
Ad impersonare le scene, rese immortali dal genio artistico, ecco creature che non sempre, purtroppo, riconduciamo alla normalità o alla bellezza.
Pietre troppo spesso scartate dai costruttori sociali che divengono divine testate d’angolo».
L’idea e il messaggio del progetto sono di quelli che in un attimo possono risvegliare le menti e i cuori intorpiditi da pregiudizi e stereotipi: «L’idea è nata leggendo i Vangeli – spiega Antonacci -, interrogandomi sull’amore sconfinato di Gesù per gli ultimi e per le persone con disabilità .
Mi chiedevo per quale motivo i farisei si scandalizzassero tanto per i miracoli, per scoprire che la legge mosaica prevedeva il divieto ai disabili di varcare la soglia del tempio.
Gesù ha rivoluzionato questo modo di vedere, anche se noi cosiddetti cristiani abbiamo faticato a far nostri i suoi insegnamenti, tanto che per le prime Paralimpiadi abbiamo dovuto attendere 1960 anni dalla sua morte».
Se le immagini in mostra riescono ad offrire alla storia dell’arte un tributo pari alla grandezza dei capolavori che essa ci ha regalato, lo dobbiamo alla verità .
«Queste fotografie sono belle perchè autentiche, perchè i ragazzi che hanno partecipato, con i loro genitori, sono persone vere» aggiunge il regista.
«Lavorare con loro ci ha portato al contatto con la spiritualità autentica, quella che cambia.
Io lavoro da tempo con i ragazzi disabili, ma è stato bello vedere sciogliersi, giorno dopo giorno, il linguaggio del corpo di molti membri della troupe che non ci erano abituati.
Questi ragazzi sono così affettuosi, pieni di gioia, senza maschere che rivoluzionano la vita anche delle persone più rigide».
Quanto agli attori speciali, conclude Antonacci, «si sono resi subito conto di essere coinvolti in un percorso altamente professionale e si sono comportati da veri professionisti.
Hanno lavorato per giornate intere, senza mai lamentarsi, calandosi nella parte e senza mai dimenticarsi, dopo ore di lavoro, di baciarci e ringraziarci».
La mostra si potrà visitare fino al 21 gennaio, con libero accesso, nei seguenti orari: feriali: 8.15-10, 11-13 e 15.18; festivi 7-12.30 e 16-19.30 (visite sospese durante le funzioni).
Da lunedì al venerdì , alle 15 e alle 16 saranno attivate visite guidate da un operatore del progetto «Le vie del Sacro», affiancato da un giovane rappresentante del mondo della disabilità .
Il sabato, alle 15, grazie alla presenza di guide specifiche UICI, le visite guidate saranno prioritariamente dedicate a persone con deficit visivo e a coloro che volessero sperimentare una diversa modalità di visita attraverso un’esperienza «al buio».
Info e prenotazioni: www.fondazionebernareggi.it.